Il ph ematico o plasmatico sta fisiologicamente tra 7.35-7.45, quindi è leggermente alcalino/basico.
Si parla di acidosi quando il ph ematico è inferiore a 7.35 e di alcalosi quando il ph è superiore a 7.45, condizioni molto rare ed eventualmente di natura patologica accompagnate da gravi compromissioni organiche.
Le teorie sulle eventuali correlazioni tra oscillazioni del ph sanguigno e allenamento o dieta non equilibrata, non trovano effettiva conferma dalle evidenze scientifiche.
Tuttavia è affermato che l’attività fisica, nell’uomo e nella donna, produce acido lattico, che da acido potrebbe alterare il ph ematico.
Un’alimentazione di tipo iperproteica o chetogenica potrebbe in teoria abbassare ulteriormente il ph plasmatico.
Le linee guida della dieta alcalinizzante specificano che per ogni alimento acidificante se ne scelgono quattro di tipo alcalinizzante (rapporto 1:4).
Ad oggi non ci sono basi ed evidenze scientifiche a riguardo, oltre al fatto che eventuali importanti oscillazioni del ph ematico possono avere addirittura conseguenze letali.
Quindi?
Soffermiamoci di più sull’eventuale e possibile aumento o decremento dello stato “infiammatorio” a seguito di attività fisica o di un allenamento, legato anche ad un eventuale piccolo scostamento del ph ematico.
Gli effetti positivi dell’attività fisica sulla salute umana sono più che riconosciuti, l’esercizio praticato con regolarità è una medicina per l’organismo oltre che un potente ed efficace antinfiammatorio, in ottica di fare prevenzione sulle problematiche associate all’infiammazione cronica.
E’ anche vero e dimostrato scientificamente che lo sportivo agonista può portare, nel tempo, l’organismo ad uno stato pro-infiammatorio ed in particolare quando:
– L’esercizio fisico è troppo intenso e non calibrato sull’atleta;
– Non si consente un recupero adeguato;
– Si aggiungono altri fattori di stress, come scorretta alimentazione, cattivo sonno, alcol, ecc.
Quindi non gestire in maniera adeguata l’infiammazione, significa correre il rischio di influenzare negativamente le prestazioni e favorire il rischio di
infortuni.
Come comportarsi?
Recupero fisico corretto ed allenamenti personalizzati che tengano conto dei modi e tempi più idonei per un atleta e curare tantissimo l’alimentazione, anche per mantenere funzionale la barriera intestinale, sottoposta a stress dall’esercizio fisico intenso e prolungato.
– Limitare i cibi ad alto contenuto di zuccheri raffinati e i cibi ad alto contenuto di grassi di animali provenienti da allevamenti intensivi, perché possono innescare processi infiammatori importanti;
– Privilegiare gli alimenti tipici della dieta mediterranea, come olio d’oliva extra vergine di qualità, verdura e frutta di stagione BIO e pesce azzurro fresco ricco di omega-3 (Sgombro, alici, sarde, sarago, ecc.);
– Bere la giusta quantità di acqua per prevenire la disidratazione che porta ad ulteriore infiammazione.
Bilanciamo in maniera personalizzata l’allenamento, il recupero e la corretta nutrizione.
Vince sempre l’equilibrio.
Dr. Massimiliano Pantoli
Biologo Nutrizionista